
“Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, … la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno”.
Oggi giungiamo alla fine del capitolo dodici del Vangelo di Giovanni con un breve passaggio per la nostra riflessione. Possiamo trovare in questo passaggio due pensieri importanti: Primo, nei versetti 44-46 e 49-50 troviamo affermazioni importanti sul rapporto di Gesù con Dio Padre. Gesù sta affermando quanto aveva detto prima: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). E poi, nei versetti 47 e 48 troviamo importanti insegnamenti su Gesù e il giudizio.
Il primo dei punti importanti che troviamo in questo insegnamento è che “Gesù e il Padre sono Uno”. Gesù dice: “Chi crede in me, crede “NON SOLO” in me O “NON IN ME COME UOMO” ma “CREDE IN DIO” che mi ha mandato”. Tutte le parole che Gesù pronuncia sono un comandamento di Dio per lui. Quello che dice, lo dice proprio come gli ha detto il Padre: “Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire”. E così le parole di Gesù sono le parole di Dio. Ed Egli è la Parola di Dio. (Gv 1:14) Gesù pronuncia il comandamento di Dio che è la vita eterna». (v. 50) Oppure, si può dire, La Parola di Dio è Vita Eterna.
La benedizione della luce arriva a “chiunque crede” la Parola di Dio, ma ci sono terribili conseguenze per coloro che ascoltano le Sue parole esteriormente ma non le osservano. Il Signore parla di una condanna autoinflitta che deriva dal non accettare le sue parole. Quando sentiamo la spinta interiore del nostro orgoglio o sensualità, che ci invita a confidarci più in noi stessi che in Cristo, allora dobbiamo fermarci. È come una bandiera rossa spirituale che ci dice che la nostra adesione alle parole di Gesù sta venendo meno. “Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno”. La Parola di Dio è vita eterna, ma coloro che rifiutano la parola di Dio sono giudicati da quella parola.
Non si può dire di credere in Dio e allo stesso tempo rifiutare Gesù Cristo e le sue parole, perché Gesù è uno con Dio Padre (Gv 5,18-47). E allora, non prendiamo alla leggera l’avvertimento di Gesù sul prezzo che dovremo pagare se non accettiamo e non crediamo alle sue parole. Forse la domanda è: quanto prendiamo sul serio le parole di Gesù? Credo veramente in quello che dice Gesù? Le sue parole fanno la differenza nella mia vita? Agisco secondo le Sue parole nella mia vita quotidiana? O dico semplicemente: “credo”, ma non ci sono prove della mia “credenza” nella mia vita quotidiana?